FRANCESCO FICILLI

Qualche anno fa ho iniziato a fare qualche schizzo e sono riuscito a creare un mio stile che a poco a poco è divenuto un progetto artistico.
Così ho iniziato a studiare artisti come Keith Haring, Salvador Dalì, Francisco Goya e Vincent Van Gogh fino ad amare anche le forme basiche del mio conterraneo Salvatore Accolla.
Questo mix di stili diversi ha ispirato il mio breve percorso artistico che vuole condurre l’osservatore, attraverso le forme, i tratti e i colori delle mie opere nel mio sogno.
La valenza narrativa ed ontologica della mia ricerca segna il filo conduttore delle mie creazioni, che seppur impostate con tono gioioso e quasi ludico, scrutano e indagano, il passaggio tra la notte e il giorno, emblema di rinascita, di rigenerazione e di nuovo inizio.
Il concetto simbolico e metaforico di principio si lega anche alla mia formula artistica nell’allegra carica energetica di frizzante dinamismo e vitalità, nella voglia di emergere e di mettermi in gioco, percorrendo un tracciato impegnativo di ricerca.
Una sfida anche a me stesso, un anelito d’intraprendenza e determinazione animato dalla tensione verso perfezione della rappresentazione estetica del sogno.
Il medium prediletto delle mie sfaccettate narrazioni pittoriche che definisce l’impianto compositivo, è un linguaggio che si sussegue in un frapporsi e sovrapporsi di scene figurali, concatenate per ricavare ed estrapolare un’immagine unica densa e incisiva, che spero conquisti da subito lo sguardo dell’osservatore e lo inviti a relazionarsi con l’apparato figurativo e ad entrare in contatto con il sistema compositivo d’insieme. L’intera orchestrazione visionaria, è giocata su accordi e raccordi prospettici molto dinamici, segue formalismi e istanze di una costruzione stratificata ritmicamente e timbricamente con l’equilibrio bilanciato di un collage, che raccolga e unisca gli elementi e i componenti, che partecipano al fantasioso dialogo pittorico.
Mi propongo di arrivare ad un significato e ad un contenuto indipendente e autono-
mo, che rifiuta le descrizioni fotografiche e innerva e alimenta una particolare formula semiotica, che viaggia lungo un binario di ricerca di ispirazione e di alterità onirica, che indica la narrazione di una storia pressoché infinita, che ognuno può a suo modo raccontare facendola sua. La mia mano sceglie e predilige la fluidità e la scorrevolezza della pigmentazione, l’intreccio cromatico armonioso e bilanciato, le proiezioni figurali non ricercando una rigidità seriale e standardizzata
Partendo dall’idea primigenia mi spingo a una formula rielaborativa inedita e originale, che si focalizza e si concentra in un assunto maieutico e nella vena immaginifica.
Ogni opera è in primis una visione mentale, una creazione della mente con un proprio carattere distintivo esclusivo che diventa cardine di una scenografia di contorno visionaria, una scena sequenziale, che rimanda a concetti e metafore di variegata provenienza e derivazione.

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